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PASCOLI E DINTORNI: la gestione delle mosche in contesti estensivi

Pascolo che vai, mosca che trovi

In quest’estate senza precedenti per temperature e siccità, le mosche non hanno concesso tregua nemmeno alle mandrie in altura. Sorge spontaneo un quesito: le mosche rinvenute al pascolo sono le medesime della stalla? È di assoluto rilievo distinguere la specie che affligge i soggetti al pascolo rispetto al contesto intensivo, così da predisporre le più opportune strategie di demuscazione.

Mentre le mosche negli allevamenti intensivi sono distribuite nel tempo e nello spazio, al pascolo lo scenario muta profondamente con gli adulti che svolazzano sostanzialmente a ridosso del corpo dell’animale. Le specie in stalla sono, per tradizione, Musca domestica e Stomoxys calcitrans, rispettivamente la “mosca comune” e la “mosca cavallina”. Viceversa, negli allevamenti estensivi si rilevano Haematobia irritans, volgarmente la “mosca delle corna” e Musca autumnalis o mosca autunnale.

La mosca che prende il toro…per le corna

Di metà taglia rispetto alla mosca comune, Haematobia irritans o horn fly (“mosca delle corna”) è la tipica specie da pascolo. Può essere considerata a tutti gli effetti un ectoparassita obbligato dei bovini, sui quali asporta sangue attraverso punture di suzione, spesso localizzate nella regione dorsale, nella mammella, nei fianchi anteriori o appunto, alla base delle corna. Nelle aree vocate a pascolo questa specie è uniformemente distribuita sebbene non rientri tra le più aggressive. I numeri dicono circa 200 esemplari adulti di mosca per bovino allo stato brado, talvolta anche meno; comunque, nulla in confronto alle infestazioni estreme che hanno portato a contare 2400 mosche per animale nelle regioni tropicali o in situazioni a dir poco drammatiche.

Il fastidio provocato da H. irritans eleva inevitabilmente lo stato di stress negli animali e lo stress si traduce in perdite economiche per l’allevatore che andrebbero valutate caso per caso a seconda dell’areale. Giusto a titolo esemplificativo sull’animale coinvolto si possono diagnosticare nell’ordine: aumento della frequenza cardiaca e della respirazione, diminuzione dell’efficienza alimentare, minore produzione di carne e latte nonché, talvolta, lesioni cutanee.

In estati siccitose e con punte di caldo estremo come quelle sopportate quest’anno, il numero di pasti di sangue a scapito del bovino ospite può superare il 30. Studi americani e canadesi hanno dimostrato l’impatto negativo sul peso degli animali al pascolo provocato dalla mosca delle corna. Ebbene l’influenza negativa del dittero si aggira tra un 5 e un 15% se paragonato a un animale della medesima età e taglia al pascolo con un’attiva gestione muscina.

Ciclo biologico di Haematobia irritans

A differenza di altre specie, la mosca delle corna depone le proprie uova su letame fresco disponibile nei pascoli. Ecco spiegato perché in men che non si dica, la popolazione infestante può raggiungere numeri consistenti.

Le uova deposte schiudono in un paio di giorni al massimo, in funzione delle temperature e quindi della quota di pascolo (Foil e Hogsette; 1994). Le larve neonate si nutrono in loco attraversando 3 stadi in 4-8 giorni, durante i quali ancora una volta le temperature risultano determinanti. La taglia della larva a maturazione sfiora gli 8 mm (Lysyk 1991, 1992). La pupazione richiede al massimo otto giorni. Appena uscito dal pupario, l’adulto necessita di ulteriori 3 giorni per maturare completamente gli organi sessuali ed essere pronto all’accoppiamento. La successiva deposizione delle uova avverrà entro 8 giorni dall’emergenza. La femmina depone molte meno uova rispetto per esempio alla mosca comune. Infatti, il numero medio risulta inferiore a 100. Nella migliore delle ipotesi può arrivare a deporre circa 200 uova (Krafsur e Ernst; 1986).

Il ciclo completo quindi si svolge in un lasso di tempo compreso tra i 10 e i 20 giorni, fortemente influenzato da temperature e periodo stagionale (Campbell; 2006).

Un’altra caratteristica distintiva risiede nel fatto che sia maschi che femmine di Haematobia irritans sono obbligati a nutrirsi di sangue animale. Oltre ai bovini, la mosca delle corna può affliggere cavalli, maiali, cani e può pungere anche l’uomo.

Ruolo vettoriale I

La mosca delle corna, come i suoi simili del resto, veicola clostridi responsabili di gravi patologie al rumine, stafilococchi responsabili di mastiti estive (Owens et al.; 1998, Gillespie et al.; 1999), nematodi come Stephanofilaria stilesi responsabile di profonde dermatiti nonché agenti causali dell’anaplasmosi.

Veramente son “mosche d’autunno”?

Musca autumnalis (DeGeer), atra specie di interesse pascolativo, non punge direttamente l’animale ma gode dei suoi fluidi nasali e del secreto oculare. Appaiono molto evidenti quindi i cluster di mosca autunnale attorno all’occhio e alle narici dei bovini. Il nome della specie non deve trarre in inganno. Musca autumnalis, infatti, non è esclusiva della stagione autunnale bensì, sulla scia delle altre specie rinvenibili in ambito zootecnico, è fortemente legata alla temperatura; pertanto, è presente dalla primavera sino alla fine della stagione delle foglie morte. Per via dell’area anatomica esplorata, l’animale viene fortemente infastidito da musca autumnalis soprattutto quando in decubito, determinando nell’allevatore, la necessità di agire immediatamente per un efficace contenimento.

Ciclo biologico di Musca autumnalis

Musca autumnalis (DeGeer) nella zona anatomica del musello.

Gli adulti si manifestano già dalla fine di marzo, nei pascoli più esposti al sole. Le femmine necessitano di nutrirsi maggiormente rispetto al maschio, pertanto ad adornare il capo dei bovini saranno perlopiù femmine (93% delle mosche adulte sul capo dell’animale risultano femmine – Teskey; 1969). Quando gli animali rientrano la sera, entrambi i sessi di Musca autumnalis riposano tra la vegetazione o nei cumoli di fieno. Anche la femmina di M. autumnalis depone su letame fresco, anche di giornata, sfruttando quindi al massimo le potenzialità del pascolo. In meno di due giorni le larve particolarmente simili per dimensioni a quelle di Musca domestica, si nutriranno nella matrice organica. Le similitudini con la mosca comune riguardano anche la pupa e l’adulto. Comparando gli stadi adulti, le differenze sono minime e relative solamente alla taglia (mosca domestica risulta più grande) e a sfumature di colore. Nei pascoli italiani, il ciclo biologico richiede dai 15 ai 20 giorni per il completo svolgimento. La longevità degli adulti può arrivare anche a 50 giorni in funzioni delle condizioni ambientali.

Ruolo vettoriale II

La frequentazione della zona oculare può tradursi ben presto in infezioni da Moraxella bovis, agente patogeno veicolato da queste mosche e responsabile della cheratocongiuntivite bovina. Il ruolo vettoriale si estende ad altri microrganismi, anche di origine virale; è il caso della “Rinotracheite infettiva del bovino” (IBR).

Da sx: mosca domestica, mosca cavallina, mosca delle corna, mosca autunnale

Imparare a gestire

La strategia di difesa al pascolo deve considerare sistemi di cattura massima quali ad esempio le trappole adescate con attrattivi appositi. Installate all’interno dell’area pascoliva si vanno a contrassegnare punti di aggregazione delle mosche adulte sottraendo loro la capacità di ovideporre. Le trappole per la cattura degli adulti non sostituiscono la neutralizzazione delle deiezioni attraverso l’uso di larvicidi (pratica importante quanto impegnativa), tuttavia offrono interessanti catture quando bene gestite, diminuendo l’uso di insetticidi adulticidi che a differenze degli allevamenti intensivi, al pascolo possono incidere anche in maniera grave sugli insetti impollinatori.

Un’attenzione particolare va destinata certamente alle vasche di erogazione dell’acqua e dell’eventuale mangime. Nei pressi di tali recipienti la densità delle mosche (ambo le specie) risulta particolarmente elevata, di conseguenza è più che un invito, evitare che si crei fanghiglia nei pressi e non venga disseminato mangime a terra. Affiggere dei pannelli cromotropici di colore giallo con applicato su di essi un moschicida specifico o della colla entomologica, contribuisce di molto al mantenimento entro limiti accettabili della popolazione adulta.

La lotta biologica

Richiede di affidarsi a insetti predatori delle specie sopra descritte.

Ad esempio, il parassitoide Muscidifurax raptor, membro della famiglia dei Pteromalidae, aggredisce il pupario delle mosche nocive per inserirvi all’interno il proprio uovo che schiuderà divorando la pupa. I Pteromalidi sono ubiquitari con densità di popolazione crescente man mano che ci si avvicina a presidi zootecnici nei quali vivono aggregandosi ai substrati di proliferazione larvale.

Altri “alleati” impegnati nel parassitare le pupe di mosca militano nei generi: Nasonia, Urolepis, Pachycrepoideus e Spalangia. Quest’ultima risulta la più attiva nell’atto di predazione assieme a Muscidifurax.

Muscidifurax oltre alla specie raptor vede tra le proprie fila Muscidifurax raptorellus (Kogan e Legner) e Muscidifurax zaraptor (Kogan e Legner). Ogni specie differisce per temperatura ideale di sviluppo, ospite muscino prediletto e comportamento.

Molte di queste specie sono abituate a vivere tra la sostanza organica, in substrati particolarmente umidi e difficili per il movimento. Tuttavia, l’abbondanza di habitat di sviluppo, soprattutto nei pascoli, concede loro ampie possibilità di sviluppo e proliferazione.

Queste piccole “vespine” predatrici generalmente non sono più lunghe di 3 mm (Rueda e Axtell; 1985) ed essendo completamente disinteressate all’adulto di mosca, sono assolutamente innocue per uomo e soprattutto per gli animali.

Il loro ciclo di sviluppo, mediamente, si completa in 15-25 giorni a 26°C (Rueda e Axtell 1985 riferito a Muscidifurax).

Graditi ospiti

È riconosciuto che questi imenotteri predatori sono in grado di parassitare circa 10 specie di ditteri, fra cui:

  • Musca domestica L.,
  • Musca autumnalis DeGeer,
  • Cochliomyia macelaria (Fabricius),
  • Haematobia irritans (L.),
  • Stomoxys calcitrans (L.).

Punture fatali

Adulto di Muscidifurax raptorellus (Girault e Sanders) durante la fase di penetrazione del pupario. Foto di Lyle J. Buss, università della Florida.

Adulto di Muscidifurax raptorellus (Girault e Sanders) durante la fase di penetrazione del pupario. Foto di Lyle J. Buss, università della Florida.

Benché presenti in natura, per ottenere un risultato concreto in termini di lotta biologica alle mosche, questi insetti “utili” devono essere introdotti negli ambienti attraverso programmi di “lancio” ben studiati. Tali parassitoidi vengono allevati in centri accreditati, ovvero in biofabbriche evolute all’interno delle quali si assemblano dei veri e propri pacchi pronti per la spedizione in ogni dove!

Appena liberate nell’ambiente, le femmine di questi predatori sono subito recettive e pronte a scovare i pupari di mosca a livello del suolo in prossimità dei cumoli di deiezioni sparsi qua e là. Una volta individuati, esternano l’ovopositore e forano letteralmente il pupario per introdurvi l’uovo all’interno (Morgan 1981).

Gli adulti di Muscidifurax raptor non badano a convenevoli e sono disposti a scavare in profondità nella sostanza organica superando anche i 5 cm, pur di individuare la preda. Viceversa, la Spalangia si fionda rapidamente sui pupari con intenti letali desiderosa di chiudere rapidamente la pratica.

La sequenza che porta alla neutralizzazione della pupa e la successiva immissione dell’uovo richiede appena una decina di minuti.

Una vera opportunità per le aziende estensive che puntano e promuovono all’alpeggio. In Italia non sono consentiti metodi di erogazione diretta di insetticida sul dorso nell’animale, di conseguenza questa strategia indiretta di lotta, per dipiù biologica, può essere un vero asso nella manica per far fronte alle mosche anche nei pascoli.


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